Perché il lino è un materiale così bello e sostenibile

2022-12-21 17:00:59 By : Ms. Shirley Q

Il lino o Linum usitatissimum è una fibra naturale antica che coniuga bellezza e sostenibilità. La storia di questa pianta, e come avvengono la sua produzione e la sua lavorazione.

Viene definito una materia nobile per le sue proprietà eccellenti: 100 per cento sostenibile, il lino (Linum usitatissimum) è salutare da indossare e da utilizzare in casa. I suoi usi sono molteplici, dalla biancheria da letto e da bagno alla cucina, e per l’arredamento come tessuto per tende, cuscini, rivestimenti di divani e poltrone o per tappeti e arazzi. Resistente all’usura, termoregolatore e ipoallergenico, il lino è un tessuto di grande bellezza, luminoso e capace di far acquisire grande rilievo ai colori e agli effetti cromatici. La stropicciatura è una sua caratteristica e questo per alcuni è il suo unico difetto. Ma molti stilisti hanno trasformato questa proprietà in una qualità con effetti di plissettatura e goffratura naturale.

“Il lino è per il sarto ciò che il marmo è per lo scultore: una materia nobile” (Christian Dior)

Il lino è il manufatto tessile più antico e diffuso, utilizzato già seimila anni prima di Cristo. Di bende di lino gli egizi rivestivano le mummie dei faraoni perché già allora era considerata la più pregiata tra le fibre naturali. I fenici, celebri mercanti e navigatori, acquistavano il lino in Egitto per esportarlo in Irlanda, in Inghilterra e in Bretagna: grazie a questo spostamento, la fibra è approdata e si è diffusa nel continente europeo. La sua fama era dovuta in primo luogo certamente alla bellezza, ma anche alle sue proprietà isolanti, termoregolatrici, di resistenza e di comfort.

Dalla sua introduzione in Europa il lino ha conosciuto uno sviluppo incredibile. Durante il periodo romano la coltura e la lavorazione di questa fibra si sono sviluppate in tutto l’impero. I romani sono stati i primi a utilizzarlo oltre che per l’abbigliamento anche per la casa. Nel Medioevo il lino ha raggiunto il culmine della sua espansione sul continente, in particolare nel centro e nord Europa.
 Con il Rinascimento il gusto per uno stile di vita raffinato ha rafforzato la presenza del lino nella vita quotidiana estendendone l’uso per produrre lenzuola e camicie. Nel corso delle guerre di religione (dalla metà del 1500 alla metà del 1600), migliaia di artigiani tessitori fiamminghi furono forzati all’esilio in Inghilterra e in Irlanda, tracciando la strada per l’età d’oro del lino in questi paesi, mentre Russia e Polonia si apprestavano negli stessi decenni a fare la loro prima comparsa sul mercato.

Il lino si classifica secondo il grado di finezza delle fibre: fibre fini che servono per filati sottili, adatti alla produzione di tele pregiate (tela batista), pizzi e merletti; fibre di media finezza per tele comuni come lenzuola, asciugamani, abbigliamento; e fibre liniere grossolane per tele ordinarie, ad esempio per tovaglie e strofinacci da cucina. Di questa fibra magica nulla va perduto. Oltre ai tessuti, la stoppa di lino – sottoprodotto della stigliatura e della pettinatura, processi necessari per separare e suddividere la fibra dalla paglia – viene utilizzata per la creazione di corda e spago e per la produzione della carta. Per non parlare dell’olio, della farina e dei semi di lino per diversi usi, anche come rimedi fitoterapici.

Queste le sue principali qualità:

Il lino è un materiale 100 per cento biodegradabile e riciclabile. In Europa ci sono 90mila ettari coltivati a lino, prevalentemente dal sud della Normandia al nord della Francia, fino in Belgio e nei Paesi Bassi, che rappresentano l’80 per cento della produzione globale con 7.500 aziende agricole europee dedicate alla sua coltivazione. Il lino coltivato in Europa occidentale è noto per essere il migliore al mondo. Questo livello di eccellenza è il frutto della combinazione di tre fattori benefici: la disponibilità di terreni adatti, le condizioni climatiche favorevoli e le conoscenze di esperti linicoltori attenti alla qualità della coltivazione e del processo di filatura e tessitura.

È considerata una fibra modello: rispetto alla coltivazione del cotone si risparmiano 650mila metri cubi di acqua e 300 tonnellate di prodotti fitosanitari perché ha bisogno solo dell’acqua piovana e non richiede l’uso di pesticidi, secondo quanto riportato da un rapporto della Commissione europea e da una valutazione del ciclo di vita (Lca) di una camicia di lino condotta da Bio intelligence service, ente specializzato nella ricerca in campo ambientale. L’energia utilizzata per la produzione della fibra è dal 4 al 10 per cento di quella che sarebbe necessaria per la produzione di quelle sintetiche secondo uno studio dalla confederazione europea del lino e della canapa (Celc). Inoltre, le piantagioni assorbono 250mila tonnellate di CO2 ogni anno.

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Il Linificio e canapificio nazionale del Gruppo Marzotto è in Italia la più grande azienda produttrice di filato di lino, attività che conduce dal 1873. La coltivazione avviene nel nord della Francia e la filatura, invece, in Lituania con macchinari ideati e prodotti appositamente secondo una miscela di fibre che viene studiata nel centro ricerche e sviluppo in Italia.

“Il lino di alta qualità è facile da riconoscere, anche per i consumatori meno esperti – dice l’ingegnere Pierluigi Fusco Girard, direttore generale del Linificio e canapificio nazionale –. Quando si ha di fronte un tessuto fine, leggero, elegante e confortevole, bello alla vista e al tatto, si percepisce immediatamente che è prodotto con filati di elevata qualità e materie prime di assoluto pregio. Quando, al contrario, il capo risulta essere povero alla vista, poco brillante e fastidioso al tatto, quello è certamente prodotto con filati di lino di bassa qualità. Nella fase di coltivazione, il nostro lino non utilizza acqua né prodotti chimici nocivi e, nel contempo, produce ossigeno e contribuisce alla diminuzione di anidride carbonica, una delle principali cause del riscaldamento globale. Sono pochi, nel mondo, i prodotti che possono fregiarsi di queste caratteristiche nobili”.

Tra le certificazioni del Linificio e canapificio italiano, Masters of linen accerta la qualità dei filati per i prodotti realizzati nei paesi europei e per le filature delocalizzate: il marchio certifica ogni tessuto, interamente coltivato e trasformato in Europa occidentale, in ambito di resistenza, tenuta del colore, stabilità dimensionale e chiarezza della sua composizione chimica.

Molte divisioni del gruppo Marzotto sono, inoltre, già certificate Bureau veritas Sa 8000 e Iso14001. I prodotti sono certificati Gots (Global organic textile standard), la certificazione per i tessuti biologici.

Il codice etico dell’azienda pone un forte accento sul rispetto per l’ambiente, sull’adottare metodi eco-compatibili di produzione riducendo l’impatto e proponendo prodotti ecologici e biologici. Le strategie adottate in termini di risparmio energetico stanno portando a una riduzione annua del 15 per cento dell’energia elettrica consumata, del 10 per cento delle acque di processo utilizzate, del 15 per cento del metano necessario per la produzione. Con l’installazione di cinque impianti fotovoltaici ogni anno si registra una riduzione di nove milioni di chilogrammi di CO2 emessi in atmosfera, pari a un risparmio di 1,2 milioni di litri di petrolio. Il lino è dunque il miglior testimone che sostenibilità e bellezza insieme sono i valori vincenti per i prodotti di qualità.

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